Sant’Agnese vergine e martire
Origini
Nel 1328 il cardinale protettore dell’Ordine dei Minori e delle Clarisse, concede alle sorelle del monastero di Sant’Agnese di trasferirsi in città. Le Clarisse rimasero in questo luogo fino al 20 agosto 1428, quando, con bolla papale fu disposta la fusione del monastero a quello di San Paolo del Favarone a motivo delle guerre e pestilenze che rendevano pericolosa la vita dei monasteri situati fuori dalle mura cittadine che avevano ridotto il numero stesso delle monache.
L’edificio monastico fu assegnato quale sede delle Terziarie Francescane di Santa Maria di Valfabbrica che vissero in questo luogo fino agli inizi del 1900, quando, per varie vicissitudini la comunità ritornò a far parte del Secondo Ordine Francescano, il 23 febbraio del 1911.
Santa Chiara D'Assisi
Chiara nasce nel 1193 (o 1194) in una famiglia dei nobili di Assisi, figlia di Favarone e di Ortolana. Abita in una casa che si affaccia sulla piazza di S. Rufino. Fin da piccola impara dalla madre a pregare, ad aiutare i poveri. Durante la lotta tra Assisi e Perugia, insieme alla sua famiglia, si trasferisce a Perugia (tra gli anni 1202-1205). Dopo il suo ritorno ad Assisi, vive l’inizio dell’avventura evangelica di Francesco al quale si sente attratta tanto da volerlo incontrare più volte fino alla domenica delle Palme, (1211 o 1212), quando, nella notte, fugge di casa per raggiungere i frati alla Porziuncola e li donarsi al Signore povero e crocifisso. Dopo un peregrinare tra le monache benedettine di Bastia e poi nel luogo di S. Angelo di Panzo, Chiara è condotta definitivamente, da Francesco e da altri frati, alla piccola chiesetta di S. Damiano, insieme alla sorella Agnese che da poco l’aveva seguita. Qui è raggiunta dall’amica Pacifica e ben presto altre donne, desiderose di seguire Cristo, si uniscono alla piccola fraternità che si stava formando attorno a Chiara. Il loro desiderio è di seguire la linea di Francesco e, seguendo i suoi insegnamenti, scelgono di vivere secondo il Vangelo, in altissima povertà e santa unità, corporalmente rinchiuse.
Dopo la morte di Francesco, «colonna e nostra unica consolazione dopo Dio e sostegno» (Testamento di santa Chiara, 36), Chiara è custode del dono della nuova spiritualità evangelica portata dal Santo di Assisi e la difenderà fino alla fine, anche ‘lottando’ con il papa che voleva farle avere possessioni per la sicurezza economica del monastero. Solo poco prima di morire Chiara vede coronato il suo desiderio di avere una Forma di Vita approvata dal papa nella quale si riconosce il privilegio di vivere la povertà da lei sommamente amata perché scelta dal Figlio di Dio!
Alla fine della sua vita, le sorelle la sentono pronunciare questo grande inno alla vita, all’amore, al Signore:
“Va’ secura in pace, però che haverai bona scorta, perochè quello che te creò innanti te santificò, et poi che te creò mise in te lo Spiritu Sancto; et sempre te ha guardata como la matre lo suo figliolo lo quale ama”. Et agionse: “Tu, Signore, sij benedecto, lo quale me hai creata” (Processo di canonizzazione, terza testimonia, sora Philippa).
Parole che rivelano ciò che abita nel cuore di Chiara, la quale l’11 agosto 1253, lascia questo mondo per incontrare ed abbracciare quel “Re della gloria” che tanto ha amato.
Lettere ad Agnese di Praga
1. Alla venerabile e santissima vergine la signora Agnese, figlia dell’eccellentissimo e illustrissimo re di Boemia. 2. Chiara, indegna famiglia di Gesù Cristo e ancella inutile delle signore rinchiuse del monastero di San Damiano di Assisi, sua suddita e ancella in tutto e per tutto, si raccomanda in ogni modo con speciale rispetto, e augura di acquistare la gloria della felicità eterna.
3.Mi rallegro moltissimo ed esulto nel Signore all’ udire la rinomanza del vostro santo tenore di vita onorata, la quale è giunta non solo fino a me, ma si è sparsa in modo segnalato per il mondo intiero. 4. Di ciò non debbo rallegrarmi io sola, ma tutti coloro che servono o desiderano servire Gesù Cristo.
5.Il motivo è questo: potevate godere più di qualunque altro dello sfarzo, degli onori, della dignità secolare, essendo a vostra portata divenire con grande prestigio sposa legittima dell’ inclito imperatore, cosa che sarebbe stata confacente alla vostra e alla sua eccelsa condizione. 6. Ma voi, rifiudando tutto ciò, avete piuttosto eletto con tutta l’ anima e lo slancio del cuore la santissima povertà e la penuria corporale, 7. dandovi a sposo di nobiltà superiore, il Signore Gesù Cristo, il quale custodirà la vostra verginità sempre intatta e senza macchia.
8. Amandolo, siete casta; accarezzandolo, sarete più pura; lasciandovi da lui possedere, sarete vergine. 9. La sua possanza è la più forte, la sua generosità ineguagliabile, il suo aspetto il più seducente, il suo amore il più soave, la sua grazia la più squisita. 10. Siete gia stretta nell’amplesso di lui, che ornò il vostro petto di pietre prezionse e fissò ai vostri orecchi perle inestimabili, 11. e tutta vi rivestì di gemme trasparenti e brillanti, e vi incoronò con una corona d’oro, incisa col marchio della santità.
12. Allora, sorella carissima, anzi signora degna d’ogni omaggio, perché siete sposa e madre e sorella del Signore mio Gesù Cristo, 13. fregiata del vessillo smagliante della verginità inviolabile e della santissima povertà, rafforzatevi nel santo servizio, già intrapreso con desiderio ardente, verso il povero crocifisso. 14. Lui sostenne per noi tutti il supplizio della croce strappandoci dal potere del signore delle tenebre, sotto il quale eravamo stretti con catene per la trasgressione del progenitore, e riconciliandoci con Dio Padre.
15. O beata povertà, che procura riccchezze eterne a chi l’ama e l’abbraccia.
16. O santa povertà, in quanto il regno dei cieli è senza dubbio riservato da Dio a chi desidera averla, insieme a gloria eterna e vita beata.
17. O pia povertà, che il Signore Gesù Cristo, lui che reggeva e regge su terra e cielo, lui che pronunciò una parola e tutto fu fatto, si degnò di abbracciare al di sopra di ogni altra cosa.
18. Infatti disse: « Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il figlio dell’uomo », cioè Cristo, « non ha dove reclinare il suo capo », ma inclinatolo rese lo spirito.
19. Dunque, se un tale e tanto grande signore quando scese nell’ utero verginale volle apparire nel mondo disprezzato, indigente e povero, 20. perché gli uomini, che erano poverissimi e indigenti, affamati per mancanza di cibo celeste, fossero da lui arricchiti col possesso del regno celeste, 21. esutate e godete colma di immenso gaudio e letizia spirituale. 22. Infatti la vostra ricompensa sarà copiosissima in cielo, avendo voi preferito il disprezzo del secolo agli onori, la povertà alle ricchezze temporali, affidando i tesori al cielo piuttosto che alla terra, 23. là dove né rugine corrode né tarlo divora, né ladri scavano per rubare. 24. Con ciò a ragione avete meritato di essere chiamata sorella, sposa e madre del figlio dell’altissimo Padre e della vergine gloriosa.
25. Visto che il regno dei cieli è promesso dal Signore solamente ai poveri, in quanto se si ama cosa temporale si perde il frutto della carità, sono sicura che voi siete consapevole 26. come non si possa servire a Dio e a mammona, perché o si ama l’uno e si odia l’altro, o si serve l’uno e si disprezza l’ altro. 27. Anche vi è noto come un uomo vestito non possa combattere con uno nudo, perché più presto è gettato a terra colui che offre una presa. 28. Sapete anche non esser possibile stare con gloria nel secolo e regnare con Cristo. E perché prima passerà per la cruna d’un ago un cammello che un ricco possa scalare il regno celeste, 29. perciò avete buttato via i vestiti, vale a dire le ricchezze temporali, per non soccombere in nulla all’avversario ed entrare per la via ripida e la porta stretta nel regno celeste.
30. Magnifico davvero e lodevole scambio lasciare i beni temporali per gli eterni, meritarsi i celesti per i terreni, ricevere il cento per uno e possedere in perpetuo una vita beata.
31. Perciò ho ritenuto di implorare per l’amore di Cristo dalla vostra eccellente santità, quanto mi è possibile, umile preghiera, che vogliate rafforzatevi nel suo santo servizio, 32. crescendo di bene in meglio, di virtù in virtù, perché colui al quale servite con tutto l’ anelito della mente si degni di consegnarvi la ricompensa sospirata.
33. Vi scongiuro ancora nel Signore, quanto mi è possibile, di tenere presenti nelle sante vostre orazioni me, vostra famiglia, sebbene inutile, e le altre sorelle che dimorano con me in monastero, tutte a voi devote. 34. Con il loro soccorso possiamo meritare la misericordia di Gesù Cristo, per giungere insieme a voi al godimento della visione di Dio.
35. State bene nel Signore e pregate per me.